Il progetto
1) Inquadramento teorico-metodologico
Si tratta di un progetto pluriennale, articolato in tre
anni. Il tema unificante è costituito dal rapporto, sempre più
delicato e complesso, tra l’identità culturale del territorio
valtellinese e le molteplici trasformazioni cui è stato ed è
sottoposto dai primi del Novecento ad oggi, ad opera di dinamiche economiche
in senso lato, dell’inserimento di nuovi segni (talora anche estranei)
sul tessuto paesaggistico, dell’insediamento di realtà molto
particolari (sanatori, centrali idroelettriche) piuttosto che dalla cancellazione,
viceversa, di realtà sanitario-turistiche, presenti da secoli (le
terme), per arrivare infine all’entrata in campo sempre più
massiccia della forza per eccellenza dinamica del mondo contemporaneo:
l’industria turistica. Il turismo porta una percezione esogena,
di provenienza geografica, sociale e culturale altra sul paesaggio valtellinese
e la sua tradizionalità, per reinterpretarlo secondo schemi estetici
e iconografici, ma anche fruitivi, che sono destinati a trasformarlo in
modi diversi e di differente ampiezza e profondità. Ne esce inevitabilmente
mutata l’autopercezione degli abitanti e il territorio si trasforma
sotto la spinta della domanda di realtà, servizi, occasioni ricreative
e culturali, ma anche di immagine dell’afflusso esterno.
Oggi gli studi a livello internazionale, non meno delle esperienze maturate
(e spesso sofferte) nei vari paesi del mondo, mostrano che al fenomeno
turistico, sotto il profilo della gestione culturale, comunicativa, partecipativa,
della tutela e valorizzazione dei “beni” ambientali, tradizionali
e artistici, va riservata un’attenzione costante, aggiornata metodicamente,
in grado di avvalersi di contributi e prospettive interdisciplinari efficaci
e precisi: sia dal punto di vista del miglioramento e dell’affinamento
costante di una valorizzzazione turistica accorta, altamente consapevole
delle proprie potenzialità come dei propri limiti costitutivi,
che sappia offrire non solo l’immagine, ma soprattutto la realtà
di una tradizionalità vivente, e quindi non museificata né
“disneyficata”; sia in ordine alla possibilità di mantenere
e rafforzare l’identità e la differenzialità culturale
delle popolazioni alpine senza omologarle a logiche estranee e stravolgenti,
destinate a farle scomparire in breve tempo. La scomparsa delle culture
vive e forti nella propria peculiarità, che si esprime innanzitutto
nella qualità del peasaggio, nella cura e coerenza delle modalità
abitative e costruttive, nella tutela e valorizzazione della territorialità
agraria storica, non meno che del patrimonio artistico-monumentale, ma
anche di tutti i valori simbolici, ancestrali e religiosi che caratterizzano
peculiarmente un territorio, è un rischio da cui la legislazione
di tutela nazionale e regionale, come pure i documenti di indirizzo della
Convenzione europea del paesaggio intendono
mettere in guardia, riconoscendo che “ogni paesaggio rappresenta
un quadro di vita per le popolazioni interessate” e che “esistono
complesse interazioni tra i paesaggi urbani e quelli rurali”. Ma
soprattutto fra le misure della Convenzione
viene affermata la necessità di “integrare il paesaggio nella
politica di pianificazione territoriale e urbanistica e nella politica
culturale, ambientale, agricola, sociale ed economica, così come
in altre politiche dagli effetti diretti o indiretti sul paesaggio”.
Affermazione che discende da un’affermazione più forte, che
consiste nel “riconoscere giuridicamente il
paesaggio come una componente essenziale del quadro di vita delle popolazioni,
come espressione della diversità del loro patrimonio comune culturale
e naturale e come fondamento della loro identità”.
Affermazioni non dissimili da quelle che si possono trovare in vari Piani
di Indirizzo Territoriale a livello regionale.
Il progetto prevede in ogni sua fase la partecipazione e la collaborazione
di studiosi di diversa estrazione disciplinare, prevalentemente operanti
in istituzioni universitarie, ma anche operanti nei campi della pianificazione,
tutela e formazione, al fine di realizzare quella interdisciplinarità
necessaria a una fattiva comprensione dei fenomeni epocali in atto anche
nell’ambito della provincia di Sondrio. La Valtellina, infatti,
anche grazie alla sua peculiare natura di territorio di confine e di comunicazione
tra culture e geografie diverse, cerniera di articolazione tra l’Italia
e l’Europa, tra Nord e Sud, tra mondo latino e mondo germanico,
non dovrebbe perdere di vista il ruolo che potrebbe giocare in un’Europa
delle identità regionali e locali, oggi più che mai avvertite
come insopprimibili significati e depositi di memoria collettiva, pur
all’interno di un orizzonte globale.
L’esperienza della collaborazione transdisciplinare nell’indagine
di tematiche consimili si è concretizzata nella realizzazione di
numerosi convegni, incontri di studio, seminari, volumi, da parte della
responsabile scientifica come degli altri studiosi che collaboreranno,
a livello provinciale come a livello dell’Università di Pavia.
2) Obiettivi, modalità e tempi
di realizzazione del progetto
Il progetto intende correlare secondo una specificità
l’articolazione dell’iniziativa secondo la scansione dei temi
più significativi con la sua collocazione in luoghi specifici della
Provincia di Sondrio, con il fine di giungere a tre manifestazioni pubbliche,
scandite in tre anni, così riassumibili:
a) Un convegno, cui si possa eventualmente affiancare un’iniziativa
espositiva o un evento artistico, sul tema “L’identità
del paesaggio culturale valtellinese e valchiavennasco tra continuità
e dinamiche turistiche”, da svolgersi a Chiavenna;
b) Un convegno o seminario (aperto al pubblico) sul tema degli itinerari
e dei segni della sacralità dalla preistoria ad oggi, cui si possa
eventualmente affiancare una mostra o un’occasione di formazione
rivolta alle scuole, da tenersi a Sondrio o a Tirano;
c) Un convegno internazionale volto allo studio e alla divulgazione degli
importanti aspetti architettonici, sanitari, ambientali e geofilosofici
degli insediamenti sanatoriali e termali in Valtellina, da tenersi a Bormio,
possibilmente da unire a una mostra documentaria.
Per l’anno corrente
(il primo del Progetto) l’attività svolta si è concentrata
su un’indagine conoscitiva e documentaria relativa principalmente
al patrimonio edilizio e storico rappresentato dai complessi sanatoriali
della Provincia (Sondalo e Prasomaso), attraverso la raccolta e l’approntamento
di materiali fotografici e iconografici e indagini di approfondimento
scientifico sugli intrecci tematici sopra esposti, funzionali all’elaborazione
di una piattaforma conoscitiva e metodologica per la realizzazione degli
obiettivi successivi.
In particolare, gli obiettivi conseguiti durante il primo anno si possono
così sinteticamente riassumere:
a) |
Un’indagine sulle
forme iconografiche e gli iconemi del paesaggio valtellinese, che
si è realizzata tramite la raccolta di documentazioni fotografiche
originali relative all’epoca di costruzione del “Villaggio
sanatoriale” di Sondalo e agli anni di funzionamento dell’
“Abetina” di Sondalo; |
b) |
La realizzazione di nuove documentazioni
fotografiche ad hoc, relative all’assetto attuale dei complessi
ex–sanatoriali dell’attuale Ospedale Morelli di Sondalo,
dell’“Alpina” e di Prasomaso (Tresivio), volte
anche a dettagliare ed evidenziarne sia il valore architettonico
ed estetico, che i processi di degrado e incuria; |
c) |
Alcuni incontri seminariali di approfondimento
e di impostazione metodologica tenuti sia presso l’Università
di Pavia, con la partecipazione di studiosi di Geofilosofia ed Estetica
del paesaggio provenienti da altre università, che presso
altre sedi e strutture universitarie, anche allo scopo di reperimento
di materiali bibliografici utili; |
d) |
La realizzazione di una pubblicazione
web dedicata, che presenta i materiali fotografici, insieme con
un testo teorico di Luisa Bonesio. |
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