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DI GEOFILOSOFIA

Francesca Saffioti

Isole mediterranee: spazio di accoglienza - spazio di esclusione


Un’Isola è fatta di ossimori.

Distanza. Nel nostro immaginario è facile associarla alla lontananza, all’assenza di uno spazio misurabile fra noi ed essa. Anche quando questa distanza è estremamente vicina, come nel caso della Sicilia, rimane sempre, in qualche modo, incalcolabile. Questo non vuol dire che un’Isola, che rifiuta la comodità della continuità spaziale, dato che il mare determina una cesura irreparabile, una interruzione della terra, non abbia localizzazione, anzi si verifica in essa il più stretto rapporto fra spazio e organizzazione sociale. In nessun caso, come in un’Isola, la conformazione geografica è l’imprescindibile costante della formazione politica. Nessuno spazio è al tempo stesso così esposto e così inassimilabile, di modo che nessuna dominazione potrà non venire in-sulata, interiorizzata, scomposta e ricomposta dalla morfogenesi dell’Isola. Quello che manca a quest’ultima non è lo spazio come identità, seppure esposta e molteplice, ma lo spazio come relazione pensata, come rapporto di moderazione con quello che le rimane esterno.
Nell’identificazione fortissima con il proprio spazio chiuso, l’Isola rischia di diventare l’altro assoluto. È a questa moderazione che le isole dello spazio mediterraneo sono, più di altre, chiamate, in una continua tensione fra il loro essere Isola e l’attrazione verso quel continente che guardano da vicino, stirate fra la leggerezza dell’abbandono al mare e la forza di gravità della terra.


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Pelagos